20/11/10
BIMBI DISABILI IN CLASSE: LA RIFORMA GELMINI
Io non la conosco.
Ma ne conosco i suoi effetti.
Sicuramente non entro nel merito di questa legge tanto contestata perché non la conosco profondamente, e soprattutto non posso conoscere le motivazioni che l’hanno generata; è facile dire “no ai tagli”, no qui, no là, ma in effetti sarebbe miope e becero limitarsi solo a pensare ai tagli del proprio orticello quando magari i conti pubblici non consentono effettivamente di fare diversamente. Ma questo è un discorso troppo vasto e complesso da affrontare in questo piccolo post, il cui scopo è solo quello di raccontare la vita di noi disabili, le difficoltà , le incoerenze, e non di scavare nei meandri legislativi.
E quindi, gli effetti della legge. Beh, sono quelli di cui al post precedente. E cioè: Gabriele ha diritto a 24 ore di sostegno settimanali. Bello, bellissimo. Peccato che…gli venga fornito il sostegno solo per 17 ore! E come mai, chiedo io. Mi viene spiegata una cosa strana…che le ore potenziali, assegnate, sono sì 24, ma che, a causa dei tagli alla scuola, viene fornita la copertura retributiva solo per 17 ore.. Non so se mi prendano in giro, se mi stiano cercando di intortare o se dicano la verità. Ma come, da un lato ti assegnano 24 ore ma dall’altro te ne pagano solo 17? Mi sembra una assurdità, di più, un comportamento schizofrenico, un’aberrazione legislativa. Ma pare sia così. Pare che tutte le scuole siano in questo stato disastroso. Pare proprio che lo Stato sia andato a tagliare i fondi proprio sui più deboli, i più bisognosi, su quelli che dipendono da tutti, sui disabili. E quindi la scuola come ha tamponato la situazione? Ottimizzando le risorse: un maestro di sostegno segue nello stesso tempo due bimbi disabili, e quindi ecco che che le ore di entrambi i bimbi vengono coperte: un maestro fa il lavoro di due! Ma per far ciò, il maestro deve sedersi vicino ai due bimbi assieme, come farebbe sennò ad aiutarli contemporaneamente se uno è da un lato e l’altro è dalla parte opposta della classe? Ed ecco che allora bisogna mettere i due bimbi disabili vicino, sempre. E non importa se didatticamente forse non è la situazione migliore, se proprio i bimbi che maggiormente avrebbero bisogno di integrarsi con gli altri bimdi della classe, quelli senza problemi, quelli “normali”, invece sono costretti a farsi perennemente compagnia. L’importante in fondo non è questo, l’importante è….ma COSA è importante, veramente?
Scritto il 20/11/10 alle 18:48 | Permalink | Commenti (0) |TrackBack (0)
ALLA FACCIA DELL'INTEGRAZIONE DISABILI IN CLASSE!
O meglio: va bene l’ntegrazione, sì, ma non per i bimbi disabili. E’ giusto che i bimbi di altre culture e nazioni siano perfettamente integrati e sereni in ambito scolastico, che giochino e imparino tutti assieme per quanto credano in un Dio diverso, in principi diversi e in sistemi di leggi e di vita diversi, giusto e sacrosanto. Ma ciò non vale per il bimbo disabile.
Loro, in classe, devono stare tutti “vicini vicini”, per ottimizzare le risorse scolastiche, e cioè, in termini più pratici, per far sì che un solo insegnante di sostegno possa accudire nello stesso tempo e dalla stessa postazione, i bimbi disabili. Gli altri bimbi cambiano di banco ogni uno o due mesi per far in modo che tutti vengano a contatto di tutti e per creare così un miglior clima scolastico? Il bimbo disabile, no: lui, per tutto l’anno scolastico, e verosimilmente per tutto il ciclo scolastico, avrà sempre lo stesso compagno di banco (disabile anche lui). Con buona pace della didattica e dello sviluppo. Che importa se a un bimbo con ritardo viene affiancato in modo perpetuo un bimbo con altrettanto ritardo, invece di affiancare invece un compagno più brillante che gli sia di stimolo ed esempio?
Che importa se, in questo modo, i due bimbi "diversi" si rallenteranno l’un l’altro a causa della vicinanza assidua? L’importante è, per la scuola, ottimizzare le risorse, i maestri. In questo modo il sostegno è comunque assicurato e quindi la mamma rompiscatole può starsene pure zitta.
E invece io zitta non sto!
Io mi faccio dare dalla razzista dal direttore della scuola per aver chiesto che mio figlio non avesse per compagna di banco sempre la stessa solita bimba con problemi anche lei, per chiedere che a mio figlio, come a tutti gli altri componenti della classe, sia assicurata la rotazione e il turnover di banco e di compagni. E rispondo che, se quiesto è razzismo, allora sì, sono razzista! Perché pretendo per mio figlio lo stesso trattamento che hanno gli altri bimbi della classe, perché urlo che non mi piace che si facciano ghetti di disabili, agglomerati di disabili, ma perché voglio che il mio bimbo giochi con tutti, disabili, non disabili, neri, bianchi, verdi!
E pensare che la scuola di Gabriele è una delle migliori nel campo dell’assistenza ai bimbi con problemi. Figuriamoci le altre!
Scritto il 20/11/10 alle 18:28 | Permalink | Commenti (0) |TrackBack (0)
16/11/10
TROPPI GRADINI PER GABRIELE
Ah, che bello! Domani ho deciso di andare ad una mostra.Qui a Torino ce ne sono sempre tante! Con Gabriele, ovviamente: voglio fare la brava mamma, che porta il suo pargolo ad accrescere il suo potenziale creativo, per farne una creatura migliore,etc etc...ma....il dubbio mi coglie. Telefono alla Galleria d'Arte: "salve, ci sono scale?" "oh, sì, due rampe ripide, la galleria è nel piano sotterraneo....". Ecco. Sempre così. Non so in altre città, ma a Torino sembra che tutte le gallerie d'arte, piccole, medie, da quattro soldi o da un milione di dollari, siano tutte sottoterra. E mentre devo ammettere che in genere le più blasonate hanno tanto di pedana automatica, e mi viene in mente il Piemonte Artistico e Culturale nella sua nuova sede di Piazza Solferino, la maggior parte delle altre, no. E così in genere mi devo affidare a qualche buon samaritano che, con l'aiuto di altri samaritani, si prende Gabriele completo di carrozzina e lo porta, con tutto il suo ambaradan, a destinazione, nella sala dei dipinti.
A volte mi viene persino la tentazione di lasciar perdere, di non portarlo, di non provare nemmeno a fare quella telefonata, di arrendermi. E invece no. Gabriele non lo merita. E così continuo, per l'ennesima volta: "pronto, salve...ci sono scale?"
Anche Gabriele ha diritto al bello!
Scritto il 16/11/10 alle 21:05 | Permalink | Commenti (0) |TrackBack (0)
14/11/10
SEMPRE LA STESSA STORIA..
Molta gente, fedele, in buona fede, al pensiero "se uno è in carrozzella, molto probabilmente, oltre a dei problemi motori avrà anche dei problemi di comprendonio" si esibisce in uscite poco felici esattamente come se Gabriele non fosse lì presente, o come se fosse completamente incapace di udire la lingua italiana e, soprattutto, di comprenderla. Di episodi di qeusto tipo ne accadono quotidianamente, ovviamente, ma ho ormai imparato a stopparli sul nascere, per il bene di Gabriele. L'ultimo episodio è stato l'altro giorno con la catechista, una graziosa signora con l'accento leggermente teutonico. E di questo episodio sono testimone in quanto, avendo Gabriele dei problemi ad afferrare le cose con le mani rapidamente o a seguire una nuova materia così, da solo, ho chiesto di poter rimanere anche io, vicino a lui, durante l'ora di catechisimo. E così mi sono ritrovata tra quei banchetti verdi con ancora il buco per il calamaio, testimone di generazioni di studenti ancora più ..."passati" di me, con la scanalatura nera verso il fondo, per appoggiare penne e matite. E mentre ero immersa in questi dolci ricordi ecco che la catechista, facendo il giro dei banchi, si avvicina a noi. "Ma...Gabriele ...capisce???" con due occhi rotondi così! "Certo che capisce!" la fulmino, arrabbiata più con me stessa che con lei per non esser riuscita a bloccarla prima dell'infelice frase. Ma non paga, lei continua: "ah...ma...non fa logopedia??" "No", rispondo io, "non è stato ritenuto necessario". E lei "ah, no??" sgranando ancora più gli occhi come se avessi detto un'assurdità immensa. "No", ribatto io, e la fulmino con gli occhi. Finalmente ha capito, gira i tacchi e se ne va. E poi viene a chiedere a me se Gabriele capisce.....!
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