venerdì 22 febbraio 2013

LA PRIMA COMUNIONE

Come per ogni altro bambino, anche per Gabriele arriva il fatidico giorno.
Anche per lui,  certo, lo scorso maggio.
"Il giorno più bello della tua vita", no, si chiamava ai miei tempi, cioè circa quaranta anni fa (!), il giorno in cui "ti comunichi" per la prima volta, il giorno in cui, per chi è cristiano ma anche cattolico -cosa che non va più tanto di moda specialmente dopo scandali, dimissioni Eccellenti, maggiordomi ladri (tanto il ladro alla fine è sempre il maggiordomo), segretari strafighi modello "Uccelli di rovo" e altre leggerezze, anche la nostra Chiesa Cattolica Apostolica etc. etc. sembra un po' risentire della crisi globale - il giorno in cui, dicevo,  si assapora per la prima volta l'ebrezza di essere in sintonia con tutti i Santi del paradiso, Capo compreso, che mangi il pane di Cristo e ti abbeveri alla sorgente dell'Amore puro.
Un giorno memorabile, quindi.
Un giorno da ricordare.
Un giorno di cui  non so se in effetti i bambini di otto anni recepiscano chiaramente l'importanza e la profondità, ma di sicuro un giorno per il quale ci si prepara con due o tre anni di frequentazione di catechismo settimanale per i piccoli virgulti, puntulmente accompagnati da genitori affannati precipitatisi anzitempo fuori dal posto di lavoro,  incontri periodici in parrocchia di istruzione per i genitori medesimi, sempre quelli affannati che hanno accompagnato il pargolo scapicollandosi etc etc.., e,  per il giorno stesso, con cerimonie fra parenti e amici che diano il giusto lustro ed importantanza all'evento e che finiscono puntualmente, come si conviene appunto a questo tipo di ceromonie spirituali, con le gambe sotto il tavolo di un ristorante a cantare e battere le mani per il piccolo festeggiato.
Ovviamente anche noi, o meglio, io, ho provveduto a tutto questo.
Ho provveduto per due anni a scapicollarmi fuori dall'ufficio  per portare Gabriele a catechismo, nonostante le sue fiere opposizioni finite a volte anche con il lancio, da parte sua, del fraterno testo catechistico in faccia al compagno di corso che lo infastidiva toccandogli il joy-stick della sedia a rotelle e facendolo rovinare contro i muri dell'oratorio (bravo Gabri!:-).
Ho provveduto a cercare  un ristorante abbastanza piccolo e fuori mano, alias nel paese di nonna Giovanna, alias mia madre nonchè nonna di Gabriele (che lo guarda da lassù),  nelle Langhe, dove non fossimo  (troppo) attorniati da tavolate di amici di sposi vari o di altri piccoli comunicandi che ci avrebbero assordato e rovinato quel minimo di sobrietà che avrei voluto mantenere anche nel momento del pasto.
Ho provveduto a cercare dei vestiti da cerimonia consoni all'evento e secondo i dettami di catechisti e personale vario,  che ci avevan pregato di  ...non vestirli da cerimonia, ma manco volevo mandarlo in jeans strappati e camicia a quadrettoni davanti a Nostro Signore per la prima volta, e quindi ho cercato un abbigliamento modello Lapo Elkann.
Ho provveduto a cercare delle bomboniere che non fossero proprio bomboniere perchè "non si usano più", ma un ricordino della giornata, vuoi non lasciarlo? E così giù di setacciamento di negozi di bomboniere,  nella (quasi) disperata impresa di cercare qualcosa di sobrio  ma che non fosse proprio solo  uno straccio di juta con due confetti schiaffati dentro.
Ho provveduto...a tutto.
Veramente, mi son preparata quasi un anno, perchè Gabriele avesse una cerimonia bella, intensa, da ricordare, veramente uno dei più bei giorni della sua vita.
Mi sono preparata anche io, e il giorno è arrivato.
Tutto è andato abbastanza bene, tutto.
Gabriele è bellissimo nel suo completino blu (ma no?) con scarpe sportive, i capelli biondi tagliati di fresco con un cresta da monello tenuta su da una manta di gel, il papà, oggi presente, emozionato e la mamma (io) schizzata come sempre, i parenti puntuali, la Chiesa gremita, la funzione coinvolgente.
Solo una piccola pecca.
Ed è il momento della processione, quando tutti i bambini, in fila, si dirigono a due a due verso l'altare per prendere l'Ostia consacrata per la prima volta, capitanati e guidati  dagli instancabili organizzatori  e catechisti.
In ordine di altezza, appunto.
E allora, perchè Gabriele è il primo?
Perchè, mi chiede, mamma, devo andare io per primo, visto che io sono tra i più alti e non il più basso e quindi dovrei andare al fondo della fila?
Ineccepibile la risposta degli organizzatori: "ma perchè sei seduto, e seduto sei il più basso..."
Inutile  l'eccezione di Gabriele, che dice che da in piedi è "alto alto". Tanto in piedi non ci stai, sei su una sedia a rotelle, e quindi stai in coppia con il più piccolo del gruppo. Che, casualmente, è lo stesso che si era beccato il libro in faccia e che ti infastidiva  "a lezione"  toccandoti il joystick della sedia, cosa che tenta di fare ovviamente anche oggi in Chiesa. Oggi però, caro Gabriele, eviterei di tirargli di nuovo qualcosa in faccia, anche se tu sei alto e lui è piccolo. Ma tu sei seduto, e lui, no.


P. S. Come  è poi andato, il momento della prima Comunione? Beh, in effetti non lo so.
Come genitori del bimbo sulla sedia a rotelle, eravamo in un posto "strategico", laterale ai banchi degli altri genitori, all'inizio della navata centrale e di fianco all'altare. Peccato che, durante il momento dell'assunzione dell'ostia da parte dei bimbi, il momento clou, quello da non perdere, il "posto strategico" fosse di impiccio per gli altri fedeli che andavano a fare la Comunione ai due lati della Chiesa, e che in fretta e furia noi parenti, dietro "gentile richiesta" della perpetua di turno, ci siamo dovuti spostare la sedia che era stata piazzata nel bel mezzo del luogo strategico, facendoci largo nella marea di parenti, genitori, nonni, amici  e amiche che gramivano la Chiesa;  col risultato che, quando ritorniamo al posto per vedere il momento, Gabriele era anche già tornato lui,  dopo aver preso, assaporato e anche digerito l'ostia consacrata. Me lo son perso ma, come mi è stato detto..."tanto ci sono le foto.."


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